Il progetto di reinserimento in natura dell’ara di Spix ha avuto negli ultimi anni una importantissima evoluzione. Molti organi di stampa riportano in questi giorni la notizia delle nascite record di quest’anno: 20 nuovi soggetti nati nel 2015, un valore molto alto rispetto alle previsioni.
La storia della specie è ben nota, declino costante e progressivo a causa della deforestazione aggressiva e delle catture illegali, raggiungendo il momento più buio durante i primi anni 90, in cui erano presenti solamente 15 esemplari in cattività, ed 1 in natura. Da allora, numerosi progetti di studio e di collaborazione internazionale hanno portato alla formazione di progetti di recupero internazionali: dapprima il Comitato Permanente per la Conservazione dell’Ara di Spix, che coinvolgeva la Loro Parque Fundacion di Tenerife, L’IBAMA (ente governativo brasiliano) oltre ad alcuni privati, e che fu sciolto nel 2002 per frizioni inconciliabili tra le parti.
Tra il 2000 ed il 2003 due delle più grandi collezioni private di Ara di Spix furono acquistate dallo sceicco Al-Thani, che innalzò gli standard qualitativi per la riproduzione istituendo una struttura futuristica in Qatar (Al Wabra Wildlife Preservation, AWWP). Insieme alla tedesca Association for the Conservation of Threatened Parrots (ACTP) ed alla Brasiliana NEST hanno costituito nel 2004 il Gruppo di Lavoro per la Conservazione dell’Ara di Spix che ancora oggi coordina i lavori. Oggi dei 127 esemplari, 110 fanno parte del gruppo di lavoro così suddivisi:
– 86 in Qatar AWWP
– 12 in Brasile
– 12 in Germania
Di questi, vi sono poche coppie in grado di riprodurre autonomamente (2 in Qatar, 1 in Germania e 1 in Brasile). 5 dei nuovi nati 2015, infatti, sono stati ottenuti con l’innovativa tecnica dell’inseminazione artificiale. Il risultato totale di 20 piccoli in una stagione riproduttiva è stato davvero eccellente: in Qatar sono nati 16 piccoli (aumentando il numero di soggetti da loro detenuti del 23%), in Germania 4 (aumento del 33%). Il gruppo di lavoro coordina la distribuzione dei soggetti, lo scambio delle linee di sangue per diminuire l’inbreeding, gli standard qualitativi di mantenimento e riproduzione (nel 2014 è stato celebre l’invio di 2 soggetti dall’ACTP in Brasile, evento di grande risonanza mediatica), e i programmi di recupero dell’ambiente naturale; gli eccellenti risultati raggiunti negli ultimi anni hanno dimostrato l’efficacia di tale organizzazione e fanno ben sperare per il futuro.
Nel 2012 è stato presentato un progetto di reintroduzione dell’Ara di Spix in natura. Questo prevede vari aspetti prima di tentare la reintroduzione in natura, tra cui:
– La preparazione di una riserva naturale di 44.000 ettari di ambiente naturale di foresta di caatinga nello stato di Curacà in Brasile, la cui distruzione si è rivelata come una delle cause primarie dell’estinzione dell’Ara di Spix in natura
– L’ottenimento di almeno 150 soggetti in cattività, di modo da non depauperare troppo il patrimonio di soggetti in cattività con le reintroduzioni in natura. Era previsto di raggiungere questo risultato nel 2021: se i ritmi di riproduzione proseguiranno tali, accadrà molto prima.
Si può quindi capire l’importanza del risultato raggiunto. Molta strada è ancora da fare, ma è un buon giorno per essere ottimisti. Tuttavia, bisogna anche ricordare le criticità e le problematiche da risolvere:
– I 127 esemplari in cattività originano tutti da un gruppo di solo 7 esemplari selvatici: pertanto l’effetto fondatore si fa sentire molto forte su tanti aspetti morfofisiologici. Ciò significa accoppiamenti mirati e sforzi selettivi per minimizzare le tare genetiche (molti uccelli non vengono messi in riproduzione perché non idonei)
– La conservazione dell’ambiente è un processo difficile e costoso da mantenere, la caatinga è un biotopo complesso e costantemente minacciato
– Con solo 4 coppie riproduttive in totale, quali sono le speranze di una riproduzione autonoma della specie? Per di più considerando che la maturità sessuale non è mai raggiunta prima dei 10 anni e che in media solo un uovo su 10 deposti arriva alla schiusa
– Gli esemplari reintrodotti sapranno adattarsi alla nuova vita in natura? E riusciremo a proteggerli dalle pressioni delle catture illegali? Pappagalli così rari farebbero gola a molti…
– Su 127 soggetti soltanto 110 fanno parte dei progetti di recupero internazionale. Rimangono 17 (presunti) soggetti nelle mani di alcuni “avicoltori” privati svizzeri, che non sono disposti a collaborare con i presenti gruppi di lavoro… Allevare è proteggere….
Testo Filippo Rivarossa
Fotografie © ACTP (https://www.facebook.com/Association-for-the-Conservation-of-Threatened-Parrots-eV-345292195557990/?fref=nf – http://www.act-parrots.org)